Contuga 2000: il racconto di chi c’era

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Contuga 2000: memoria e testimonianza

Data:

22 Ottobre 2025

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Descrizione

Nel corso dell’incontro pubblico tenutosi in Sala Consiliare, è stata letta una testimonianza intensa e personale di Michele Domenicali, che ha vissuto in prima persona i drammatici momenti dell’alluvione del 2000.

Il racconto, condiviso con grande lucidità e partecipazione emotiva, ha restituito alla comunità il senso di quei giorni difficili, segnati da paura, solidarietà e rinascita.

Di seguito riportiamo il testo integrale così come ci è stato inviato e letto in occasione della celebrazione dei 25 anni dall’evento del 20 ottobre 2000, affinché la memoria di quei momenti resti viva e condivisa.

In questo link è possibile vedere il video delle diapositive create dall'Assessore Ferrigato durante la celebrazione.

Infine, si auspica di non dover attendere un altro “Contuga” per sentirci Comunità: lavoriamo insieme, ogni giorno, per il bene di tutti.

“Sono stato chiamato a raccontare la mia modestissima esperienza ed anche il mio ruolo ed il mio
apporto, che fu del tutto irrilevante, nel corso di quell’evento, cioè alla minaccia di rotta del fiume PO
nell’ottobre del 2000 per il pericolo (fortunatamente scongiurato) di collasso dell’argine in località
“Contuga”.

Chiarisco, a scanso di equivoci, che io non ho coordinato nulla semplicemente perché non ce ne era
bisogno.

IMMERITATAMENTE quindi sono stato chiamato, perché altri sicuramente hanno dato di più al buon esito
della situazione, ma non riescono, per pudore, magari, ad esprimere bene i loro sentimenti. O non
ricordano che confusamente.

Tra quelli che hanno fornito un apporto superiore, inoltre, alcuni e non pochi, non ci sono più.
Ricordando quella paurosa circostanza, mi espongo al rischio o di cadere nell’enfasi della retorica (perché la
situazione è poi finita bene) o agli errori del ricordare MALE o addirittura in modo contrario alla realtà.
Ma, se quello che ricorderò può contribuire a rievocare e soprattutto a far rimaterializzare quello spirito di
grande, totale, incondizionata, coesione che animò in quel momento la nostra comunità e che potrebbe
servire se opportunamente rinfocolato ad affrontare le nuove e diverse sfide ed ugualmente pericolose che
ci troviamo davanti adesso, allora, io RINGRAZIO vice Sindaco e Maurizio, per l’opportunità che mi hanno
dato, di intervenire, in pubblico, e rendere la mia testimonianza.

Che voglio ripercorrere, raccontandola da una mia visuale evidentemente, dal mio punto di osservazione, con l’attenzione rivolta più alle
impressioni, a cogliere gli stati d’animo, i comportamenti dei singoli in quel pericoloso frangente, più che
non le statistiche (e cioè il numero di metri cubi di terra scaricata, le tonnellate di sassi, i camion ed i mezzi
impegnati, il numero degli intervenuti, le località da cui gli stessi sono accorsi….) su cui altri, magari si
soffermeranno.
Molti ricordi RIPETO, di quella che fu senza dubbio, UNA GIORNATA PARTICOLARE parafrasando una nota
trasmissione televisiva, sono sbiaditi e confusi, ma vi garantisco che certe cose le ho presenti in maniera
nitida e sono vere, e non inventate.

Ricordo brevemente gli eventi, che precipitarono nel giro di poche, concitate ore, prendendola un po’ alla
lontana, perché così è necessario per RIVIVERE quella situazione.
Il PO aveva cominciato a crescere già da diversi giorni, in concomitanza di violente ed insistenti piogge che
battevano, flagellandola, tutta l’Italia settentrionale, dal Piemonte alla Lombardia e, naturalmente,
all’Emilia. La televisione trasmetteva immagini di fiumi minori, affluenti del PO, in grossa piena. L’acqua si
riversava nei laghi, che tracimavano ed invadevano le piazze, mèta d’estate, di svaghi e passeggiate da
parte di turisti.

Sedie, tavolini, ombrelloni, tutti ritirati. L’acqua era entrata nei bar. Ricordo le immagini del lago Maggiore.
Questo, da noi, creava come un clima di attesa, di sospensione.
Giungevano notizie di golene già aperte e quindi invase dalle acque e di famiglie evacuate.
L’acqua limacciosa e torrenziale sembrava dover uscire dai teleschermi, nel corso dei notiziari televisivi.
Anche le persone meno attente agli eventi e più ottimiste erano costrette ad ammettere che tale quantità
d’acqua, doveva per forza scendere per il PO e quindi doveva conseguentemente diventare, per noi, un
problema.

Il PO aveva superato i livelli di guardia già da alcuni giorni. Rimbalzavano le notizie, diffuse dai telegiornali,
che esso si trovava di oltre due metri sopra il livello di guardia. Si misurava l’entità della piena ai noti punti
di osservazione: Cremona, Parma (?), Piacenza, Boretto, Mantova, al Ponte della Becca, e giù, fino al punto
a noi più noto e sempre ascoltato con attenzione e con un certo timore, cioè il punto di rilievo dell’idrovora
di Ponte Lagoscuro, nei pressi della ponte della ferrovia, a Ferrara.

Man mano che le ore passavano, la piena aumentava la sua portata, sino a raggiungere e superare le
misure più alte rilevate in passato, in occasione di altre storiche e spaventose piene. Era arrivata a 3 metri e
dieci centimetri sul livello di guardia o sopra lo zero idrometrico. E sempre si attendeva l’ondata di piena
successiva, che veniva seguita con apprensione al suo arrivo e nel suo transitare.
La gente del Delta però è abituata alle piene e, proprio per questo tende anche a sottovalutare il reale
pericolo. Comunque si scrutava il cielo, dove nuvole minacciose, correvano veloci e si fiutava il vento.
Il fiume d’altronde correva, non soffiava il temuto scirocco, il mare riceveva. Certo che i gorghi ed i mulinelli
con il loro sordo rumore che si percepiva dall’argine, facevano impressione là in mezzo alla tumultuosa
corrente.

Qui da noi poi, non pioveva. E questo è da sempre considerato un grande vantaggio.
E poi i vecchi dicevano che esso non aveva ancora toccato la soglia del novembre 1951,
quando vi era stata la disastrosa rotta di Occhiobello nel Polesine. Niente di più sbagliato!. Perché negli
anni successivi, si dimenticava che gli argini erano stati alzati.
Il PO quindi, pur molto ingrossato, non destava eccessive preoccupazioni. Ma per essere alto, era alto! E
largo. Appariva con tutte le golene piene, come una enorme distesa d’acqua, un lago.
Alle nove del mattino circa di venerdì 20 ottobre, quello che sembrava un modesto fontanazzo in località
“Contuga” aveva spinto il capo operaio ad intervenire per monitorare situazione. Qualcuno infatti vedendo
l’argine stranamente imbibito d’acqua lo aveva subito segnalato.
Ci si accorse però presto che quello non era un normale fontanazzo, ma qualcosa di diverso.
Gli operai infatti che vedevano i sacchi ingurgitati dal fiume, chiamano ZAGHINI per avvertire che la
situazione non è più sotto controllo e che, anzi essa stava sfuggendo di mano.
Accorso sul posto il capo operaio, accertata la gravità della situazione, cominciò con il chiedere rinforzi.
Data l’ora (le 13 circa) risultava anche difficile trovare gli operai, che avevano già staccato dal lavoro. Nel
giro di poco tempo però furono tutti avvertiti dell’incombenza del pericolo e tutti seppero, all’istante quello
che dovevano fare e ciò che competeva a ciascuno.
Il Sindaco che era Cristiano CAPISANI eletto l’anno prima, era allora molto giovane ed aveva allora 29/30
anni.

Arrivato in Comune ed informato nel dettaglio, dell’aggravamento della situazione, il Sindaco convoca i
pochi presenti. Ci si consulta. E’ tutto un domandare reciproco. Un interrogarsi. Ciascuno vede nel volto
dell’altro la preoccupazione e l’ansia che si sforza LUI, di tenere nascosta.
“Il Po sta rompendo”. Queste erano le parole che si dicevano, che circolavano. Quello che sembrava un
evento solo immaginario ed impossibile dal realizzarsi /verificarsi, sempre temuto, ma sempre allontanato,
esorcizzato, si stava invece improvvisamente materializzando davanti da noi. E Non c’era nessuno su cui
contare, nessuno cui dirlo.
Rapidamente fu improvvisata una sala operativa. GNANI e l’assessore MARI ne prendono per così dire, la
direzione. Arrivato in Comune vedo Elena BARUFFA che era un po’ anche la segretaria del Sindaco,
notoriamente imperturbabile, sempre distaccata, un po’ diafana, che bianca come un cencio e balbettante,
sul primo pianerottolo, sta scendendo le scale, traballante sulle alte scarpe (forse, o probabilmente per
altre ragioni, cioè per paura), dicendomi (come se io, suo capo sezione potessi farci qualcosa), che c’è un
telegramma della Prefettura che dà ordine di fare non so bene cosa, ma sicuramente di estremamente
confuso. Così almeno io lo ricordo. Erano le 14,30 circa.
Siccome il capo operaio invocava gente per lavorare e non sapevamo a chi rivolgerci, io apostrofo deciso, il
Sindaco e gli dico che bisogna andare a chiamare la gente nei bar. Il Sindaco appare un po’ restio all’idea
(forse per non sollevare allarmismi magari fuori luogo) ma sale in macchina, sulla sua macchina. Io gli sono
seduto al fianco. Andiamo davanti allo storico bar del paese di Berra da “MAGNUSLITI”. Entriamo. Allora il
bar era pieno di gente, di Berra. Che stava giocando a carte. Diamo la notizia che il Po sta rompendo, che
non servono indugi. Il Sindaco prende la parola: invita i presenti (esterrefatti perché del tutto ignari,
stavano facendosi piacevolmente il solito tressette pomeridiano) a farsi carico della situazione. Dà
spiegazioni a chi ne chiede, per quello che sa e che può dire. Carichiamo in macchina tre persone, le
portiamo sul posto, a Contuga. Cominciano, seduta stante, a lavorare, dando manforte agli operai comunali
presenti infondendo coraggio con il loro arrivo.

Intanto in Comune, alle 15 circa, la sala operativa sta andando a regime. Sono a disposizione tre linee
telefoniche e cinque apparecchi, il fax, mezzi comunali ed autovetture, per fare la spola dal Municipio
all’argine. Si allestisce la macchina con l’altoparlante. Nella confusione nessuno sa dove è l’altoparlante. Lo
mette a disposizione MANTOVANI Denis, presidente della sportiva mi sembra. MI SEMBRA pronta a fare il
giro delle frazioni se la situazione dovesse precipitare. L’auto forse fa il giro delle frazioni. La gente accorre
nella piazza e davanti al Comune.
Dalla sala allestita si dirama in tutti i paesi vicini per telefono, l’impellente necessità di manodopera.
Le fabbriche (MANTOVANI e VICENTINI, storica fabbrica del Comune, onore e vanto del nostro territorio,
CHIAVIERI ed altri allertati dal Sindaco fanno uscire gli operai molti dei quali si recano subito a Contuga,
come schiera di manipoli che debbano combattere.
Non c’è bisogno di ordini di servizio.

La sala operativa, con il coordinamento di GNANI soprattutto, che si alterna con MARI e con altri
dipendenti, impiegati e salariati, avvisa la Prefettura, avvisa la Protezione civile allora agli albori mi sembra,
avvisa i pompieri, allestisce i turni, provvede con calma e lucidità, pur nella difficoltà del momento, ma con
un’efficacia che ancora adesso ha dell’incredibile, a tutto quanto necessario, dalle pile, alle vanghe, dai
generi di conforto e di ristoro per coloro che lavorano, ai gruppi elettrogeni per la notte. All’interno c’è
anche una notevole frenesia e la giusta tensione.
E qui, IO ci caccio una delle mie MEMORABILI CAZZATE. Perché prendo su una telefonata e dall’altro capo
del filo una voce dice. “Sono BUA”. Ed io di rimando ed alterato rispondo: “Guardi non c’è bisogno di
scherzare e di battute stupide perché qui non c’è proprio niente da scherzare!. Era il maresciallo dei carabinieri che si chiamava e si chiama tuttora BUA, tra l’altro un nostro concittadino. Ma io non lo
conoscevo. Per fortuna che Pellielo (mi sembra) lì vicino mi dà di gomito e dice: “Ma stai zitto: guarda che è
il maresciallo dei carabinieri”. Ostia! L’ho visto di recente e gli ho ricordato la cosa. Per fortuna se ne era
dimenticato.

La Polizia locale, con i carabinieri provvede immediatamente ad un piano di organizzazione del traffico
lungo l’argine, prevedendo vie di accesso e di deflusso, per mezzi pesanti e auto, motocicli eccetera, sensi
unici e divieti di accesso, tiene lontani i curiosi, esercita funzioni di ordine pubblico in un momento molto
delicato, allestisce segnaletica stradale di emergenza, dirige il traffico indicando la strada ai mezzi pesanti,
che provenienti anche da altri paesi cominciano a scaricare, migliaia di metri cubi di terreno e sassi e sacchi
pieni di terra. E poi vuoti defluiscono per altra via, pronti per un nuovo viaggio.
La popolazione allertata (si è subito diffusa la notizia) è riunita davanti al Comune, si accalca sul personale
del Comune che fa ritorno da Contuga e chiede rassicurazioni al Sindaco, che parla alla cittadinanza dalle
scale di accesso. Chiedono: ”Diteci la verità”. Eh bravo: quale era allora la verità?
Nell’incombente notte autunnale il paesaggio è spettrale. C’era la luna? Non lo so, forse un po’. Non me lo
ricordo. Rivediamo ancora nell’ampia se non profonda oscurità della notte, i fanali degli autocarri, i fari che
squarciano la notte autunnale scesa repentina, sentiamo il rumore battente, assordante, metallico ed
ininterrotto dei gruppi elettrogeni, ci coglie nel naso e va al cervello, il puzzo acre del gasolio bruciato, che
arrossa gli occhi.
E’ sicuramente, una situazione CRITICA. Molti concittadini, coscienti del REALE pericolo, cercarono sicurezza
in città o al mare. Gli altri, incoscienti, rimasero. Nessun giudizio, men che meno condanna.
Mia moglie aveva portato le figlie, allora bambine, a Ferrara, a casa di amici. Io avevo liberato il cane dal
guinzaglio ed anche dal collare di cuoio per timore che si impigliasse in qualche cosa. Mia mamma, che è
vecchia, siede sulla sua poltrona.

Alle otto del mattino del giorno dopo (sabato 21) FINALMENTE il gravissimo pericolo corso è stato
debellato.
Il Po adesso corre tranquillo (come se lui non c’entrasse niente, come se non fosse stato lui la causa di
quelle ore di trepidazione), in una tersa mattina di fine ottobre, con un pallido sole.
Passeggio con il mio cane sull’argine, stanco per lo stress, per il non aver dormito, ma soddisfatto di quello
che anch’io ho fatto per la mia comunità e per come si sono concluse le cose.
Voglio ricordare, oltre alle persone già nominate, STELLINI cantonier Giuliano, come lui amava presentarsi,
che, guidando il trattore e procedendo lentamente sul ciglio dell’argine, trancia rami arbusti ed erbacce che
ostacolavano la visuale nella parte interna dell’argine, in bilico, a non più di due metri dall’acqua, che è lì
giù, gialla, torbida e minacciosa.

Ricordo Iros GUERRA che già molto anziano, ma instancabile legava con perizia e rapidità i sacchi di terra
ed insegnava anche agli altri (entrambi sono morti).
Ricordo Paola CUCCHI e Bruno PRAMPOLINI che hanno lavorato anche loro a Contuga e le sono venuti (alla
Paola) i pumuliti tutti rossi per la fatica, il caldo e il fioco sole, che pur si mostrava in quel pomeriggio, i
pompieri sommozzatori che si sono immersi nell’acqua torbida schiumosa, e poi hanno disteso un largo e
ingombrantissimo telo sull’entrata del tubo. Ricordo POZZATI Giuliano, Mangles, anche lui morto di recente,
un esperto delle piene, che ha scaricato un fracasso di terra con i suoi camion.
Ricordo la protezione civile ed i mezzi che risalirono provenienti da Copparo, la Via 2 febbraio verso le 2/ 3
di notte, a lampeggianti spianati.

Ricordo tutta la cittadinanza berrese, i volontari dei paesi vicini e, naturalmente RINGRAZIO il PO, che ci ha
graziato, ma che noi abbiamo domato.
Come a Maratona, dove Atene sacrò tombe ai suoi prodi, anche a Contuga è rimasto un tumulo sulla
fiancata interna dell’argine maestro, su una delle rampe, dove è sepolta la fatica di quanti lavorarono a
schiera per oltre 30 ore, alternandosi disciplinatamente per imbrigliare e contenere l’eterno rivale.
Per quelle ore di straordinario nessun dipendente ha voluto una sola lira.

Il ciclista estraneo alle nostre zone, straniero che di giorno pedala sulla ciclabile, sopra la sommità arginale,
assorto nei suoi pensieri, con la testa china sul manubrio, girandosi e vedendo il cumulo, quella gibbosità là
in basso si chiede cosa sia, ma non trovando risposta convincente, continua imperterrito la sua corsa
Ma noi che abbiamo vissuto quell’evento, passando di là, sappiamo bene di cosa si tratta.
Un mese dopo, sul posto, è stata celebrata una Messa. E chi poteva officiarla se non Don Leonardo?””

Ultimo aggiornamento: 23/10/2025, 14:39

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